La provincia Pavese – “Per gli insegnanti è una vera rivoluzione copernicana”

PAVIA. «Una rivoluzione copernicana per gli insegnanti, che devono ribaltare la loro idea di lezione frontale quotidiana». E’ così che Donatella Penna, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo…

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PAVIA. «Una rivoluzione copernicana per gli insegnanti, che devono ribaltare la loro idea di lezione frontale quotidiana». E’ così che Donatella Penna, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo di Villanterio, capofila della rete “La scuola educa il talento”, spiega la portata del cambiamento di prospettiva richiesto a maestre e professori (in particolare della scuola primaria e della secondaria di primo grado) quando vogliono e devono “attrezzarsi” per rispondere in maniera efficace alle esigenze di un alunno ad alto potenziale. Ma qual è la fase più delicata del percorso degli insegnanti di fronte ad un alunno ad alto potenziale? «Quella dell’individuazione, che spesso avviene nella scuola primaria, il target di riferimento preferenziale. Individuare un bambino plusdotato alla scuola dell’infanzia è prematuro, alla scuola secondaria i giochi sono in parte fatti, e all’Università, poter scegliere cosa studiare aiuta di per sé. La scuola primaria è quella in cui emergono le caratteristiche dell’alto potenziale e c’è un buon margine di tempo per lavorarci in maniera costruttiva. Insomma, è l’attimo da cogliere». Cosa significa “lavorarci”? «Significa predisporre un Pdp, cioè un piano didattico personalizzato, con grande attenzione alla metodologia didattica, che non può più prevedere solo la lezione frontale. In tempi in cui le classi sono spesso molto numerose, aumentano le probabilità di alunni con esigenze diverse. Basta avere nella stessa classe un bambino ad alto potenziale, un Bes (bambino con Bisogni Educativi Speciali) di altro genere e un bambino diversamente abile e la lezione frontale sicuramente lascerà indietro almeno uno di loro». Qual è l’alternativa proposta dalla rete “La scuola educa il talento”? «Una lezione strutturata che tenga conto delle differenze, e quindi anche dell’alto potenziale laddove esiste. Si deve lavorare sul modo di tenerlo “agganciato” alla classe, così che non si annoi. Altrimenti il rischio è che, anziché sviluppare il suo potenziale, l’alunno assuma comportamenti controproducenti». Ci fa un esempio? «Un alunno ad alto potenziale può seguire una lezione come tutti gli altri, ma con alcuni stimoli in più: esercizi un po’ più complessi oppure, se faccio fare un lavoro di gruppo, al gruppo del bambino plusdotato darò un ruolo che possa assecondare anche il suo potenziale. E così via». Dove trovano gli strumenti gli insegnanti? «Insieme all’Università facciamo dei corsi (info su: labtalento.unipv.it), uno da ottobre a dicembre, l’altro in primavera, al sabato mattina. Con lezioni di psicologia, di normativa scolastica, di neuropsichiatria. E accanto alla teoria cerchiamo di produrre materiale a cui tutti possono attingere».

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