Tribuna di Treviso: Memoria, capacità di apprendimento e non solo: come riconoscere un bambino plusdotato

Di Valentina Calzavaro

Maria Assunta Zanetti è docente dell’Università di Pavia e direttore scientifico del LabTalento: «Sono circa uno per classe e ci sono sei profili differenti di alto potenziale». A Treviso il censimento: sono 257 gli alunni plusdotati.

Hanno una memoria fuori dal comune, sono degli ottimi osservatori, coltivano idee che vanno oltre la media e l’età dei coetanei. Sono i bambini plusdotati e le statistiche indicano che in Italia il 5% dei piccoli vive questa condizione. La professoressa Maria Assunta Zanetti è docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università di Pavia e direttore scientifico del LabTalento, unico centro universitario in Italia a occuparsi di plusdotazione. Ieri Zanetti ha portato la sua esperienza nel convegno di due giorni ospitato al liceo Da Vinci sulle linee guida regionali in materia (oggi altra giornata di appuntamenti), mentre l’ufficio scolastico provinciale ha avviato un censimento, contando – per il momento – 257 alunni plusdotati in provincia di Treviso. Chi sono i bambini plusdotati e come si riconoscono?«I soggetti ad alto potenziale hanno come caratteristica la precocità degli apprendimenti senza un insegnamento diretto. Hanno una velocità di elaborazione del pensiero. Alta competenza verbale, rispetto agli standard di sviluppo. Cognitivamente sono molto più avanti rispetto ai coetanei. Sono circa uno per classe e ci sono sei profili differenti di alto potenziale, ognuno ha diverse possibilità di sviluppo, superiori alla media e in ambiti molto diversi tra loro: scolastico, artistico, motorio e socio-emotivo». Quali sono le criticità che i bambini “plusdotati” possono incontrare? «Una asincronia dello sviluppo, e quindi un dislivello tra lo sviluppo cognitivo e quello emotivo e relazionale. I bambini possono diventare ipersensibili, sviluppare difficoltà di interrelazione con i coetanei, avere reazioni più esagerate e talvolta soffrire di isolamento. Non si tratta di curare, ma semplicemente di assecondare le loro caratteristiche, facendo in modo che possano esprimersi pienamente: senza contraccolpi. Senza cadere nello stereotipo del genio incompreso. Nella scuola primaria e secondaria di primo grado, l’ottima competenza verbale e buona memoria li porta ad essere adeguati al contesto, per loro la scuola è estremamente facile, tuttavia, crescendo negli anni e più in là nel percorso scolastico, questi bambini possono andare sotto rendimento, non hanno capacità di organizzare il materiale raccolto, fanno fatica a gestire le difficoltà del fallimento». Quali sono gli strumenti per individuare un bimbo ad alto potenziale?«Stiamo mettendo a punto delle check-list da utilizzare come screening nelle scuole per individuare alcune aree di precocità. Non c’è la ricerca del genio, ma del potenziale di ogni alunno. Gli strumenti per individuare un bambino “plusdotato” quindi ci sono e sono sempre migliori, e non necessariamente la valutazione da fare riguarda il quoziente intellettivo». Quali consigli dare a genitori e insegnanti?«Il bambino “plusdotato” è come una medaglia a due facce, bisogna aiutarlo a passare dal dono al talento. La scuola deve essere in grado di sviluppare risposte conformi. A livello didattico ci sono delle metodologie specifiche in ottica inclusiva, non classi speciali, ma dentro la stessa classe, dopo lo screening della stessa e in base alle caratteristiche cognitive ma anche relazionali e creative emerse, si possono fare delle proposte didattiche personalizzate, differenziando gli apprendimenti e non gli alunni. Fondamentale è la formazione dei docenti». Oggi, dalle 8.30 alle 17, altri incontri gratuiti in presenza, con un fitto calendario di appuntamenti dedicati al tema dei plusdotati nelle sessioni del mattino e del pomeriggio, al liceo Da Vinci in Viale Europa.–© RIPRODUZIONE RISERVATA