La Repubblica: Alunni plusdotati. La mamma. L’esperta
TIZIANA DE GIORGIO
La mamma: “La scuola non è ancora pronta per il mio figlio speciale”
Raffaella Silbernagl è l’ideatrice di Feed their minds. Ma è anche mamma di un liceale di 14 anni, Davide, che tre anni fa ha scoperto grazie a un test di essere uno dei bambini gifted, con un’intelligenza superiore alla media.
Quando si è accorta che suo figlio aveva qualcosa di speciale?
«Quando era ancora molto piccolo mi sono resa conto che faceva cose diverse dagli altri. Ma ero convinta che fosse semplicemente precoce».
Cosa faceva? Ci faccia qualche esempio.
«A due anni e mezzo, mentre i suoi coetanei correvano o giocavano a palla, lui faceva puzzle da 120 pezzi.
Quando ne aveva quattro ha iniziato a leggere e scrivere da solo.
Non è solo questo però».
Cioè? Ci spieghi.
«Aveva una proprietà di linguaggio grandissima. E un modo di ragionare complesso, profondo.
Ricordo una chiacchierata in macchina con lui che mi ha fatto venire i brividi».
Cosa le ha detto?
«Mi ha detto: “Mamma, certo che non dev’essere bello vivere per sempre, perché le persone che hai intorno muoiono”. Aveva appena compiuto sei anni».
E lei come reagiva?
«Non sono mai stata una di quelle mamme che pensano cose del tipo: “Se gli farai ascoltare Mozart da piccolissimo allora diventa un musicista”. Ma chi se ne frega di Mozart, pensavo, lasciamoli giocare sereni. In realtà non avevo altri termini di paragone, mio figlio per la maggior parte del tempo mi sembrava normale».
Quando Davide ha iniziato la scuola com’è andata?
«Alle elementari andava molto bene. I problemi sono arrivati con il passaggio alle medie. È stato malissimo, il tracollo è iniziato lì».
Cosa gli è successo?
«Non riusciva più a farsi interrogare. Aveva dei malesseri fortissimi, prendeva voti bassi. Ho scoperto che aveva dei problemi con la prof di matematica, si pensava a un disturbo cognitivo».
E quindi cos’ha fatto?
«Sono andata in un centro che faceva valutazioni cognitive. E la psicologa, dopo avergli fatto il test di Wisc, mi ha detto:
“Sa qual è il problema? Davide è un bambino molto intelligente”. All’inizio non capivo. Poi ho scoperto tutto un mondo che
non conoscevo, quello dei plusdotati».
Ha scoperto perché in classe era in difficoltà?
«Alle medie c’è una grandissima frammentazione di materie. Ma i plusdotati amano il complesso, la frammentazione li
manda in crisi. E poi Davide aveva un’ansia di prestazione pazzesca: questi bambini sono severissimi con se stessi. E si
sentiva stupido, perché aveva un modo di ragionare diverso dagli altri».
La scuola come ha reagito di fronte a quel certificato?
«Abbiamo concordato qualche accorgimento. Ma non era pronta a pensare a un modo di fare scuola diverso per lui. È un sistema ancora molto rigido, per questo è importantissimo che le scuole siano preparate ad accoglierli. Perché quel dono non vada perduto».
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Raffaella Silbernagl
È l’ideatrice di Feed their minds,
associazione che aiuta le famiglie con bambini plusdotati e mamma di un liceale di 14 anni, Davide, che tre anni fa ha scoperto grazie a un test di essere uno dei bambini con il “dono”
Qui l’intervista in pdf (solo testo)
L’esperta: “Servono lezioni diverse per i superintelligenti”
19/1/2019
Maria Assunta Zanetti è la direttrice del “Lab Talento” dell’Università di Pavia, da dieci anni si occupa di bambini e
adolescenti plusdotati e lavora con il ministero dell’Istruzione per stendere per la prima volta le linee guida che possano
garantire il diritto allo studio di questi ragazzi.
La scuola come può evitare che questi studenti così speciali abbiano difficoltà e si perdano per strada?
«Gli insegnanti possono mettere in atto diverse strategie. Sono persone che hanno bisogno di un’accelerazione o di un
potenziamento».
Cosa significa esattamente?
«Di un modo diverso di pensare alle lezioni, così come ai compiti in classe. Se devo studiare un circuito elettrico di solito la
lezione viene spiegata partendo da una definizione. Con loro bisogna ribaltare la prospettiva perché spesso tante cose già le
sanno».
E come si ribalta la prospettiva?
«Bisogna dire loro: “Cosa vorresti imparare a proposito di questo argomento?”. Bisogna portarli ad avere sempre la
possibilità di approfondire, quando serve dando per assodati alcuni argomenti».
Spesso alunni così intelligenti finiscono per avere problemi con gli insegnanti. Perché succede?
«Vengono considerati bizzarri, studenti che non stanno alle regole. Possono ostentare grande sicurezza. Ma non bisogna fare
l’errore di rapportarsi a loro in maniera simmetrica».
Cioè? Cosa significa?
«Sono bambini che a sei anni possono ragionare come uno di undici. Ma la loro emotività resta quella di un bambino di
sei».
Quali altri errori è bene evitare?
«Non bisogna sfidarli per farli cadere. E i voti devono tenere conto dell’impegno: non possono prendere sempre dieci. Ma
allo stesso tempo non bisogna avere aspettative troppo alte, non possono esserne schiacciati».
E i genitori? Cosa devono fare?
«Devono essere supportati. Questi bambini appagano molto, ma devono essere considerati per le loro fragilità, non bisogna
farli accelerare troppo. E poi, sfatiamo alcuni pregiudizi».
Quali?
«Questi bambini non hanno questo tipo di intelligenza perché hanno mamme e papà con aspettative troppo alte su di loro.
Non è così».
Da cosa dipende?
«Ovviamente c’è una dimensione genetica che ha un ruolo importante. E poi si tratta di bambini che sono vissuti in contesti
molto stimolanti, più predisposti a essere ricettivi e a canalizzare meglio le potenzialità».
Personaggi come Marconi o Edison, che non hanno avuto un buon rapporto con la scuola, sono un esempio di bambini
plusdotati?
«Hanno disinvestito nella scuola perché, nonostante la loro intelligenza, questa non è riuscita a ribaltare la prospettiva
cercando di adeguarsi al loro modo di ragionare».
— (t.d.g.)
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Maria Zanetti
Direttrice del “Lab Talento” di Pavia, da dieci anni si occupa di bambini plusdotati: «A volte dai docenti vengono considerati bizzarri, studenti che non stanno alle regole, che ostentano sicurezza»