La Repubblica: Lo sportello dei piccoli geni “Così li aiutiamo a vivere con una super- intelligenza”
di TIZIANA DE GIORGIO
MILANO
Possono avere una mente così bella da imparare in una notte le note di una sinfonia di Beethoven.
C’è chi in prima elementare risolve equazioni complicatissime. Chi a tre anni sa già leggere e scrivere da solo. Ma a scuola possono anche sentirsi terribilmente soli: incompresi dalle maestre, da un sistema che li fa sentire in gabbia. E in tanti finiscono per prendere brutti voti.
«Per questo abbiamo deciso di aiutare genitori e insegnanti a gestire questi bambini così speciali: perché non si perdano».
Si chiama “Feed their minds” la nuova startup che ha aperto alla Bocconi, in collaborazione con l’Università di Pavia, dedicata a coloro che in tutto il mondo sono conosciuti come “gifted”. Uno sportello aperto al pubblico dove trovare consigli pratici e aiuto di esperti per chi ha figli con un’intelligenza superiore al normale — plusdotati è il termine scientifico — ovvero con un quoziente intellettivo superiore a 130 quando la media è 100. L’idea è venuta a Raffaella Silbernagl, gallerista, da tempo nel mondo della formazione. E mamma di un ragazzino, con quel “dono” che i suoi insegnanti delle medie avevano inizialmente scambiato per un disturbo cognitivo, come succede a tanti. «Alle elementari andava benissimo. Poi, il tracollo, anche psicologico: continui mal di pancia, mal di testa. Non riusciva a essere interrogato e anche i compagni lo prendevano in giro». Ed ecco, dopo un test, la diagnosi dello psicologo, così inaspettata.
E quel “patentino” che Raffaella ha portato a scuola: «Questi bambini rientrano nei bisogni educativi speciali. Ma la stragrande maggioranza delle scuole è del tutto impreparata».
In classe li vedono semplicemente bizzarri, a volte maleducati. «I piccoli vanno in crisi e mamme e papà di conseguenza». Ecco perché ha deciso di dare vita a qualcosa che potesse aiutare le famiglie a riconoscere e seguire chi ha un figlio come lei. L’ha fatto chiedendo aiuto al “Lab Talento” del dipartimento di Scienze del sistema nervoso e del comportamento dell’Università di Pavia, laboratorio che da dieci anni studia a livello nazionale bambini e adolescenti plusdotati (ha valutato circa 450 bimbi in tutta Italia) e ha creato una rete composta da quaranta scuole, formate per accogliere questo tipo di alunni. «Sono più di quello che si pensa — spiegano — il 5 per cento della popolazione. Significa uno per classe».
Da questa settimana alla Bocconi sono arrivati gli psicologi dell’ateneo pavese per ascoltare, su appuntamento, i genitori: «Alle famiglie che non sanno di avere un figlio così proponiamo il test che verrà somministrato direttamente a Pavia», racconta la psicologa Elisa Tamburnotti. Ma la startup vuole anche essere un tramite con le scuole e un punto di formazione per gli insegnanti.
«Chi ha in classe un alunno così, per esempio, deve imparare a differenziare», assicura Laura Zanetti, direttrice di LabTalento.
In questo momento siede al tavolo del ministero dell’Istuzione per stendere le linee guida per il diritto allo studio di questi ragazzi. «Se ai compagni in una verifica viene chiesta una semplice risposta, a loro bisogna chiedere di raccontare una storia. Ma non ci si può improvvisare.
Bisogna essere preparati per non disperdere potenzialità enormi per questo Paese».
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Ce n’è in media uno in ogni classe
E spesso sono alunni problematici. Una startup ora supporta genitori e insegnanti
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