Pagina 99 – “La vita in salita dell’infanzia plusdotata”
Istruzione | Solo in Italia sono 500 mila i bimbi dal talento precoce. Un dono non riconosciuto dalla nostra scuola. Che finisce spesso col diventare una zavorra
PIETRO PRUNEDDU – Quando aveva tre anni Andrea ha iniziato a fare domande alla mamma sull’esistenza di Dio. Martina, alla stessa età, ha imparato da sola a leg- gere e contare, mentre Luca, in pri- ma elementare, è già in grado di suo- nare perfettamente tre strumenti.
Una recente direttiva del Miur ha aperto alla flessibilità didattica. Ma finora solo pochi istituti l’hanno recepita.
5 %: La quota stimata di bambini dotati di elevato potenziale cognitivo nel mondo
120 punti: Il quoziente intellettivo oltre il quale si parla di giftedness, ovvero di bimbi plusdotati
160 punti: Il quoziente intellettivo di scienziati come Albert Einstein e Stephen Hawking
Sono bambini speciali, spesso etichettati erroneamente come bimbi-prodigio o piccoli geni. La comunità scientifica preferisce chiamarli gifted children.
Il dono che li contraddistingue, la plusdotazione o l’alto potenziale cognitivo, è una capacità intellettiva fuori dalla norma, un talento specifico, un’eccezionalità rispetto ai coetanei. Diverse statistiche a livello mondiale concordano nello stimare che il 5% dei bambini è plusdotato. Solo in Italia sono circa 500 mila, uno ogni 20. In ciascuna classe scolastica, insomma, ci sarebbe un bim- bo con potenzialità superiori alla media. «I bambini plusdotati sono come il motore di una Ferrari nel corpo di una Smart», spiega a pagina99 la dottoressa Maria Assunta Zanetti, docente dell’Università di Pavia e direttrice di LabTalento, un laboratorio accademico (unico nel nostro Paese) che dal 2009 si occupa delle mille sfaccettature del tema. A lei si rivolgono genitori da tutta Italia con figli dal talento precoce. Paradossalmente, spiegano gli esperti, una plusdotazione non è sinonimo di una vita in discesa. Anzi, è una diversità spesso non riconosciuta che dà luogo a diagnosi errate. E le ripercussioni, in ambito scolastico e nei rapporti sociali, possono essere devastanti per la crescita di questi bambini.
Gli studiosi Neihart e Betts hanno individuato almeno sei tipologie di gifted kid, con caratteristiche e biso- gni totalmente diversi. Il primo passo da fare è dunque riconoscere la specifica plusdotazione. Il test standard per valutare il quoziente intellettivo di un bambino è il WISC-IV (Wechsler Intelligence Scale for Children). Oltre il punteggio di 120-130 si parla di giftedness. A oggi LabTalento ha preso in carico circa 200 bambini, il cui QI medio è risultato essere 137. Per fare un paragone, si stima che quello di Albert Einstein e Stephen Hawking sia intorno a 160. Un altro parametro valutato nei bambini è il QE (quoziente emotivo) perché al talento cognitivo si accom- pagnano problemi comportamenta- li e una difficile gestione delle emozioni. «Mia figlia fa la prima elementare e ha due velocità dentro di sé», spiega la mamma di una bimba gifted. «Ha una maturità fuori dal comune nei discorsi e nel relazionarsi con gli adulti, ma poi ha degli scatti emotivi esagerati».
I primi veri problemi iniziano con l’ingresso a scuola. «Il sistema educativo italiano è ancora impreparato», spiega la dottoressa Zanetti. La maggior parte degli insegnanti nemmeno è a conoscenza di cosa sia la plusdotazione. «Mentre la maestra spiega le tabelline, mio figlio sa già fare le equazioni», spiega un altro genitore. Facile quindi che questi bambini siano spesso annoiati, isolati, irritabili e demotivati. Il cosiddetto underachievement, il fallimento scolastico nonostante enormi potenzialità, è un aspetto tipico dei gifted kid. Altri vivono invece un perfezionismo maniacale, fonte di frustrazione e stress. Ci sono molti casi di abbandono e non è raro che la traiettoria evolutiva di talenti eccezionali finisca addirittura in circuiti criminali. Inoltre la difficoltà ad autodisciplinarsi, uno dei tratti caratteristici della plusdotazione, spesso viene scambiata con autismo o con una diagnosi di Adhd, la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, che talvolta è curata con gli psicofarmaci.
Per evitare questi scenari la collaborazione degli insegnanti è fondamentale. LabTalento, per esempio, organizza corsi di formazione per i docenti ai quali vengono spiegati semplici accorgimenti per stimolare il talento degli alunni gifted: congratularsi e non considerare scontate le loro prestazioni, incoraggiarli, insegnargli un metodo di lavoro. Ma questi corsi di aggiornamento privati finora sono su base volontaria
promossi dalle associazioni del setore ma ignorati dal ministero. L ’eccezione è rappresentata dagli istituti che aderiscono all’accordo di rete “La scuola educa il talento”, attivato dal 2012 dal centro pavese.
A livello internazionale, in tema di giftedness, gli Stati Uniti sono il si- stema più all’avanguardia sin dagli anni ’60. Abbondano i campi estivi destinati a ragazzi plusdotati, come quelli della Johns Hopkins Univer- sity che in passato hanno coinvolto personaggi come Zuckerberg, Lady Gaga e Sergey Brin. Il sistema scola- stico britannico prevede invece istituti con corsi dedicati a studenti gifted, a partire dalle elementari
In Italia qualcosa si è mosso di recente con la legge 107 sulla Buona Scuola. Una circolare Miur ha aperto per la prima volta alla valorizzazione del talento di alunni con «bisogni educativi speciali». La flessibilità didattica proposta prevede «classi aperte e gruppi di livello»: si autorizza insomma la possibilità di raggruppare studenti con lo stesso livello di conoscenza in una materia, anche se di anni scolastici diversi. La direttiva per il momento è stata recepita in pochi istituti ma può essere una valida alternativa all’escamotage del salto di classe, previsto dalla legge ma sconsigliato dagli esperti, secondo cui l’accelerazione del per- corso scolastico per i bimbi plusdotati può rivelarsi un boomerang.
La realtà è che al contrario di quanto accade altrove, nel nostro Paese non esiste ancora un ricono- scimento istituzionale della plusdo- tazione, nonostante già nel 1994 il Consiglio d’Europa avesse esortato gli Stati membri ad adottare misure appropriate per questa categoria di alunni. La scuola italiana prevede piani didattici alternativi per i Bes (Bisogno educativo speciale) nei quali rientrano i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento ma non quelli plusdotati. Le associazioni Aistap e Stepnet, che riuniscono alcune centinaia di genitori con figli gifted, chiedono che il Parlamento intervenga e hanno predisposto le linee guida per un disegno di legge. «Si è fatto tanto, giustamente, per l’inclusione degli studenti disabili», spiegano le mamme. «Quelli plusdotati, invece, sono ancora invisibili, nonostante abbiano bisogni altrettanto speciali».
16/07/2016 – Pagina 99 – La vita in salita dell’infanzia plusdotata
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