Repubblica: Scuola, al via un piano per i bambini plusdotati: “Così diventeranno un’opportunità”

Firmato a Bari un protocollo d’intesa che fornirà alle scuole, ai docenti e alle famiglie le competenze per riconoscere i bambini plusdotati e avviare assieme una serie di percorsi personalizzati.

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Nina ha dieci anni, vive a Roma, frequenta la prima media, conosce molto bene l’inglese e ha un quoziente intellettivo di 145 (Albert Einstein aveva 160). Non stupitevi se vi racconta che a tre anni sapeva leggere, che a quattro aveva letto quasi tutti i libri di Geronimo Stilton e che vocabolari ed enciclopedie sono i suoi compagni nel tempo libero. Quella di Nina è una vita dura perché a scuola non riceve alcun tipo di aiuto e per i compagni è “una asociale”.

Quando ha cominciato la scuola primaria, a sei anni, la maestra la rimproverava perché è pur vero che sapeva leggere benissimo, ma scriveva in modo disordinato e non nel rigo. E poi il disegno della papera colorata di fucsia anziché di giallo era da strappare. Nina veniva rimproverata e punita in classe perché mentre la maestra spiegava lei leggeva un libro, interveniva in continuazione, correggeva la maestra sul congiuntivo sbagliato e l’aiutava a mettere in ordine la consecutio temporum dei verbi. Per la maestra era un’alunna selvaggia, maleducata e senza regole. In realtà, era incompresa.

Proprio per venire incontro alle esigenze dei piccoli geni come Nina, dal prossimo anno scolastico,un protocollo d’intesa firmato a Bari da associazione Città dei Bimbi, Università Aldo Moro e Labtalento di Pavia fornirà alle scuole, ai docenti e alle famiglie, le competenze per riconoscere i bambini plusdotati e avviare percorsi personalizzati, che comprendano anche le loro esigenze per fa sì e che diventino una opportunità per il gruppo classe e per il Paese.

“Spesso – dice Angela D’Onghia, sottosegretaria all’Istruzione, intervenuta all’incontro – bambini con un alto potenziale cognitivo vengono emarginati ed esclusi dalla società e la scuola non sempre è in grado di riconoscerli. Da qui l’importanza di preparare gli insegnanti a individuare le caratteristiche di questi bambini attraverso un lavoro di formazione basato su programmi didattici personalizzati che stimolano gli interessi dei piccoli plusdotati”.

“Se i professori, ma ancor prima i maestri – aggiunge Maria Assunta Zanetti, direttrice di LabTalento – non hanno gli strumenti per riconoscere questi bambini, per distinguerli da un alunno brillante e intelligente, i bambini gifted vengono fraintesi, spesso rimandati a un livello medico da cui escono con diagnosi sbagliate di disturbo dell’attenzione. Si tratta di bambini che si annoiano, che hanno un altro funzionamento e un ritmo di apprendimento che non consente loro di aspettare il gruppo classe”. Da qui la richiesta di offrire anche una didattica pensata alle loro esigenze, come ha rimarcato Elisa Forte, presidente di Città dei Bimbi.

Esigenze che sono quelle di Nina. Che in seconda elementare, quando si trovò per la prima volta davanti a uno psicologo che le chiese quante risposte esatte aveva dato ai test Invalsi, disse: “Quante non so, ma posso ripeterle tutte le domande e tutte le risposte che ho dato”. Si scoprì così che la bambina è plusdotata. Quando frequentava la terza elementare, due volte la settimana, le facevano fare lezione in quarta. In quarta andava tre volte la settimana in quinta. Così arrivò la decisione di farla avanzare di un anno scolastico.
Nina quest’anno ha letto 24 libri presi dalla biblioteca scolastica, più molti altri che ha a casa. Non è attenta alla moda, non ama vestirsi bene. Dice la mamma, presente all’incontro barese: “A parte una grande intelligenza, non è un’alunna modello. E la scuola, oltre al salto di una classe, non l’ha aiutata in alcun modo”.

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