Cittàdeibimbi.it – “Piccoli geni, ovvero plusdotati: nelle scuole sono bambini invisibili”

A quale maestra non è capitato di avere in classe un bambino irrequieto, che si alza tre volte per temperare la matita, si distrae, disturba, è disordinato, scrive malissimo ed è pure goffo?
Quale sentimento può avere una insegnante di fronte ad un bimbo indisciplinato, mentre ha altri 20 ragazzini da seguire e il programma da svolgere? Come minimo lo rimprovera, ma il bambino insiste. Si manda fuori o in punizione; alle brutte – il bambino sembra non capire – si chiamano i genitori, i quali sconvolti si rivolgono ad un medico per una diagnosi, i quali si vedono restituire una relazione che può andare da un sospetto autismo ad un disturbo emotivo.

[qui l’articolo online di Claudia Cichetti]

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Spesso si affibia loro un insegnante di sostegno, spesso si tratta invece di un bimbo plusdotato.

Un bimbo con un quoziente d’intelligenza molto al di sopra della media, con una velocità di apprendimento che non gli consente di accettare le regole, la ripetitività di certi esercizi, e consegne tipiche della sua età anagrafica, è un bimbo “oltre”. Risultato: il piccolo genio, anziché venire valorizzato, aiutato a sviluppare il suo talento nella scuola viene mortificato e redarguito. Un bimbo che si sente invisibile, nulla “parla” ai suoi interessi, né la maestra né i suoi compagni. Comincia a manifestare una discrepanza tra le sue capacità e il rendimento scolastico (è intelligente, ma non si applica) che porta ad un disinteresse nei confronti della scuola, fino ad un disagio vero e proprio.

E di piccoli geni, secondo alcuni studi, ce n’è uno su 5 della popolazione scolastica, vale a dire un bimbo per classe: bimbi invisibili, le cui esigenze vengono trascurate: gli insegnanti non hanno strumenti per riconoscerli.

Insegnanti da formare e una didattica specifica da scrivere. Al momento, se non fosse per gli sforzi del Lab Talento di Pavia, saremmo all’anno zero. Il LabTalento è il primo laboratorio universitario d’Italia del Department of Brain and Behavioral Sciences degli Studi di Pavia, che si propone di aiutare, sia i bambini e i ragazzi dotati di elevato potenziale cognitivo sia quelli in possesso di un talento o di un’abilità specifica in un campo, a sviluppare appieno le loro risorse.

“I bisogni formativi più trascurati dalla scuola italiana sono quelli dei bambini ad alto potenziale – dice Angela Beretta, psicologa presso il Department of Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia.

Maria Assunta Zanetti, direttrice del LabTalento sostiene che il mondo della scuola “deve andare oltre questi falsi miti per documentarsi, formarsi e progettare percorsi di sostegno agli apprendimenti e allo sviluppo di questi piccoli allievi- aggiunge Zanetti- l’avere un’intelligenza molto sviluppata o un talento particolare non significa necessariamente avere successo come individuo nella vita, negli apprendimenti e nelle relazioni. La loro spiccata accelerazione intellettiva non rispecchia le capacità di giudizio e la maturità emotivo-relazionale. La loro esperienza emotiva è molto più intensa del comune e a volte possono provare emozioni così forti- conclude- che vanno ad intralciare e compromettere i processi di elaborazione sottesi alla performance”.