Provincia Pavese: Con il docente ritenuto severo ora si ricorre alla carta bollata
I sindacati: “Una volta se non condividevi i metodi educativi del prof bastava telefonare al preside, oggi i genitori si rivolgono subito all’avvocato”. Una tendenza in aumento
di Maria Fiore
Un docente troppo severo che utilizza un metodo di insegnamento che non piace. A volte basta solo un richiamo più vigoroso o l’ordine di tornare al banco a far scattare la reazione delle famiglie. “Una volta si chiamava il preside, oggi si va direttamente dall’avvocato”, dicono concordi i sindacati che si occupano di scuola e che assistono al conflitto strisciante, ma non per questo meno agguerrito, tra famiglie e scuola. Una contrapposizione che non riguarda solo i voti o le bocciature, ma si consuma a vari livelli, a colpi di carte bollate o di cause vere e proprie.
LA PSICOLOGA
“C’è una progressiva delegittimazione del ruolo della scuola che ha anche l’effetto di danneggiare i ragazzi, che finiscono per essere iper tutelati dalle famiglie invece che essere messi di fronte alle loro responsabilità – è il pensiero di Maria Assunta Zanetti, docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione all’Università di Pavia-. Invece bisogna far sbucciare le ginocchia ai ragazzi, che non vuol dire esporli ai pericoli, ma permettere loro di crescere recuperando anche la dimensione del sacrificio. Non va bene far passare il messaggio che tutto è a portata di mano e che ci pensa la famiglia a risolvere ogni problema. Non si fa il bene dei ragazzi”.
SCUOLA COME IMPEGNO
Per Zanetti occorre “rimettere al cntro il ruolo della scuola, che comporta impegno e non può essere messo in discussione continuamente dagli adulti. Anche perchè quando si mandano i figli a scuola si stabilisce un patto affidando i propri ragazzi a persone competenti, incaricati di occuparsi del futuro e della crescita degli studenti. occorre quindi tornare a fidarsi della scuola, senza ingerenze da parte delle famiglie”.
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