Io donna: Bimbo iperattivo e plusdotato lasciato solo in classe. Quando l’alto potenziale non viene “visto”

L’episodio, accaduto a Rende, Cosenza, è esemplificativo di come il nostro sistema scolastico «sa rispondere ai bisogni educativi speciali degli alunni. La normativa prevede che tutti gli studenti vengano accolti, riconosciuti e accompagnati. Nei fatti, questo non accade», spiega Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica di LabTalento, che certifica la plusdotazione.

di Erika Riggi

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Bimbo iperattivo e plusdotato lasciato solo in classe. Quando l’alto potenziale non viene “visto” L’episodio, accaduto a Rende, Cosenza, è esemplificativo di come il nostro sistema scolastico «sa rispondere ai bisogni educativi speciali degli alunni. La normativa prevede che tutti gli studenti vengano accolti, riconosciuti e accompagnati. Nei fatti, questo non accade», spiega Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica di LabTalento, che certifica la plusdotazione di Erika Riggi C’è una storia piccola che fa discutere in questi giorni e che esprime un disagio che invece è grandissimo. La scuola, la nostra scuola, ha serie difficoltà a includere bambini diversi. In questo caso, il protagonista è di quelli che vengono definiti bambini iperattivi. A volte, ed è questo il caso, sono bambini plusdotati, con un quoziente intellettivo superiore alla media, che non vengono aiutati a gestire la loro differenza, e il loro “dono”. In una classe di terza elementare di Rende in provincia di Cosenza i genitori degli altri alunni si sono organizzati per lasciare un bambino di otto anni, “iperattivo” e plusdotato, solo in classe. Per protesta. Una sorta di ammutinamento. Elio a “Che Tempo che fa” sul tema dell’Autismo X Leggi anche Iperattivo (e plusodotato), viene lasciato solo in classe A denunciare i fatti è stata la madre, avvocata, che ha inviato un esposto in procura. La dirigente scolastica ha avviato un’indagine interna. Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara ha inviato gli ispettori. Ma, al di là della storia singola, e della sua dinamica tutta da verificare, l’episodio fa pensare. «Il nostro sistema scolastico sa rispondere ai bisogni educativi speciali degli alunni? La normativa scolastica prevede che tutti gli studenti vengano accolti, riconosciuti e accompagnati. Nei fatti, questo non accade». Lo spiega Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica di LabTalento, il primo Laboratorio Universitario italiano, dell’Università di Pavia, che si occupa di certificare e accompagnare bambini e ragazzi con elevato potenziale cognitivo. Un plusdotato non è un disabile ma un “dono” non è un talento Torniamo al bambino di Cosenza e a quello che la cronaca ci consegna di lui. Era stato inserito nella classe da solo due giorni a causa di incomprensioni con alcune maestre della classe precedente. Le insegnanti, ha spiegato la madre, si ostinavano a ribadire la necessità di un’insegnante di sostegno. Ma la certificazione di iperattività con funzionamento intellettivo superiore alla media non è un requisito per il riconoscimento dell’invalidità. Perché la plusdotazione non è una disabilità. Il bambino parla italiano ed inglese, suona strumenti musicali senza averli studiati ed è velocissimo nei conti. «Anziché valorizzarlo, l’avevano escluso», è la denuncia della madre, addolorata nel constatare che il suo bambino gifted era diventato il “ritardato” della classe. L’assenza in blocco dei bambini era una protesta contro di lui, considerato una presenza non gradita. Pare che la maestra di matematica abbia aizzato i genitori i quali, sulla chat di classe, hanno organizzato “il piano” di esclusione. Al di là della dinamica interna della vicenda, che ci interessa relativamente, è però evidente la difficoltà della scuola di fare sistema e di valorizzare la differenza. Rabbia: i consigli dell’esperto per trasformarla in grinta guarda le foto Leggi anche Che cosa ci dice la storia del bambino plusdotato della nostra scuola Un bambino plusdotato è un bambino con un dono: non a caso il termine inglese che indica i plusdotati, molto evocativo, è gifted. Ma «bambini con un QI alto, intorno al 140, possono avere un QE (Quoziente emotivo) anche di 90, o 100», spiega Zanetti. «Questa asincronia dello sviluppo deve essere gestita, altrimenti si crea un vuoto. E questo vuoto il bambino lo riempie: magari isolandosi e perdendosi in mondi fantastici. Magari assumendocomportamenti iperattivi». Bambini ad alto potenziale, e vita difficile I bambini plusdotati sono circa il 5 per cento della popolazione. Significa che in ogni classe ce n’è più o meno uno. Bambini che il sistema scolastico, per lo più, trascura. «La distribuzione dell’intelligenza è una curva gaussiana», continua Zanetti: «al centro ci sono i ragazzi con un’intelligenza media, circa il 68% degli studenti. I percorsi formativi scolastici si occupano di loro. Ma ai lati del picco ci sono le intelligenze più deboli, a sinistra, e quelle più forti, a destra: fette di popolazione di cui il sistema scolastico si occupa poco». Come nel caso di Cosenza. Spesso, troppo spesso, la scuola “risolve” la situazione dei più deboli con il sostegno. Quanto ai plusdotati «gli insegnanti non li “vedono” come tali, e vorrebbero “normalizzarli”. È una perdita di capitale umano enorme». Avere un dono non è garanzia di successo. Perché questo accada, è neccessario lavorare sul dono: solo così diventa talento. E perché ci si possa lavorare, il dono deve essere riconosciuto. Formazione degli insegnanti, istruzione personalizzata, attività sfidanti La personalizzazione dell’istruzione e la valorizzazione del merito sono i pilastri delle nuove riforme del Ministero, nell’era Valditara. «Ma serve una formazione specifica degli insegnanti, e un “contratto di apprendimento” che anche il bambino deve accettare». Anche il bambino plusdotato deve accettare la propria differenza e, per esempio, contemplare di fare attività diverse dagli altri, che siano sfidanti per lui. Leggi anche Esistono diverse metodologie per supportare bambini e ragazzi ad alto potenziale: metodologie da mettere in atto all’interno della scuola. «Il rischio», conclude Zanetti, «è che questo potenziale vada disperso. Oppure che sia perso dalla scuola. È frequente: molti ragazzi gifted alla secondaria preferiscono l’home schooling, o istruzione parentale. Ed è un peccato, per i ragazzi ma anche per la scuola.

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