Scuola, “La pazienza è finita: la scuola in presenza a settembre è l’unica opzione in campo. La Rete EducAzioni chiede al Governo di agire in questa direzione”
La pazienza è finita
Il Governo ed il Ministro dell’Istruzione sanno bene che siamo il Paese con le chiusure più lunghe d’Europa e devono evitare che questa situazione si prolunghi ancora il prossimo anno scolastico. Gli effetti di questa politica sono stati drammaticamente testimoniati anche dai risultati dei test Invalsi. Eppure, a metà luglio nulla ancora è stato approntato per garantire che tutte le scuole italiane in ogni grado scolastico, incluse le secondarie di II grado, possano riaprire in presenza con tutte le necessarie garanzie di sicurezza per la salute e le possibilità di apprendimento di bambine/i e adolescenti. Al punto che, nonostante lo stesso CTS ne abbia denunciato l’effetto negativo non solo sugli apprendimenti, ma anche sul benessere psicologico, non viene esclusa la possibilità di un ritorno alla DaD.
È molto grave che, dopo un anno e mezzo di pandemia e due anni scolastici affrontati in modo emergenziale, siamo ancora al punto di partenza.
Bar, ristoranti, piscine, discoteche, turismo sono certo importanti, ma la scuola è indispensabile al Paese. Non è accettabile che in un paese civile, tra i più ricchi al mondo, la preoccupazione prevalente, se la salute pubblica è a rischio, siano le compatibilità con le attività commerciali, non anche e soprattutto l’educazione delle giovani generazioni. Non è solo questione di DaD. Con la didattica a distanza le scuole hanno fatto il massimo per dare continuità alle attività formative, ma la difficile situazione che si è determinata è solo la spia della trascuratezza con cui è stata considerata la scuola negli ultimi decenni, in contrasto con la sua funzione di riduzione delle disuguaglianze sociali nelle possibilità di apprendimento e di sviluppo delle capacità.
Un Paese benestante e ignorante è destinato al declino. La pandemia ha solo peggiorato una situazione già compromessa. Oggi non abbiamo più margini di resilienza. Le perdite di apprendimento e socialità hanno toccato tutti, ma la DaD ha amplificato le disuguaglianze: nella disponibilità di dispositivi, nella adeguatezza delle abitazioni, nelle capacità di sostegno da parte dei genitori, nella qualità e disponibilità di relazioni. Ha anche troppo spesso riprodotto tutti i vizi della didattica trasmissiva. Ripercorrere i passi già compiuti sarebbe oggi irresponsabile, per chi ha il dovere di ridare un futuro a questo paese.
Non possiamo solo sperare, per altro vanamente, che i dati del contagio non crescano. È responsabilità della politica AGIRE oggi sapendo che a settembre saremo in mezzo ad una nuova ondata e garantire da subito le condizioni per la scuola in presenza. Vaccinare è necessario, ma non è sufficiente, tantomeno la panacea per tutti i problemi che vanno affrontati per garantire la scuola in presenza.
La scuola in presenza è l’Opzione zero
Non ci sono alternative efficaci alla scuola in presenza. Questa deve essere sempre la prima opzione ed è necessario un impegno categorico di tutti gli attori per attuare le misure per garantirla, evitando nuovamente il facile ricorso ad alternative inadeguate.
Un’agenda per uscirne tutte e tutti insieme
Da tutto ciò che non è stato fatto si ricava un’agenda puntuale di impegni, azioni ed opportunità:
NON è stato affrontato in modo sistemico il problema dei trasporti.
NON si è pianificato il rapporto con le ASL, per il tracciamento.
NON si sono cercati gli spazi, pubblici e privati, per moltiplicare le aule e mettere in sicurezza i ragazzi ed il personale.
NON si è ridotto il numero di alunni per classe.
NON si è adeguato l’organico.
NON si è fatto alcun passo avanti per contrastare le disuguaglianze nelle possibilità di fruire efficacemente della DaD, derivanti da condizioni socio-economiche familiari o da condizioni di disabilità.
Il Ministro dell’Istruzione e il governo devono mettere in atto tutti i processi necessari per garantire a partire da settembre e per tutto l’anno scolastico una scuola in presenza di qualità e sicura, che consenta a tutte le studentesse e gli studenti le opportunità di apprendimento e crescita che spettano loro di diritto.
Restano 50 giorni che ci separano dal nuovo anno scolastico. Ci sono 8 settimane, ogni settimana un passo avanti: SI PUO’ FARE! Le risorse finanziarie, professionali e culturali ci sarebbero, solo se si decidesse di dare davvero priorità alla scuola e alle giovani generazioni. Il Ministro ha assicurato il suo impegno in questa direzione. Noi ci impegniamo a un monitoraggio puntuale.
Vanno istituiti subito, in ogni territorio, Patti territoriali di governance in cui le scuole, le altre istituzioni, il terzo settore, il privato disponibile, esplorino tutte le opportunità fornite dal territorio e delineino i piani per garantire l’apprendimento in presenza, tenendo in considerazione tutti i diversi scenari di evoluzione del quadro sanitario.
Va accelerata e completata la campagna vaccinale, per gli insegnanti e gli studenti che ne hanno l’età, secondo le recenti indicazioni del CTS.
Vanno evitate deroghe alla scuola in presenza decise su base locale disattendendo le indicazioni nazionali.
Va data attuazione alle misure contenute nel Patto per la scuola al centro del Paese, siglato tra governo e organizzazioni sindacali per superare le difficoltà endemiche del sistema scolastico.
Infine, va avviata subito una riflessione sistematica sulla scuola, il suo funzionamento, i suoi obiettivi, le sue strutture e un immediato potenziamento dell’offerta educativa di qualità, scolastica ed extra-scolastica, soprattutto nelle aree territoriali oggi più deprivate e in generale nei contesti dove si sono riscontrate maggiori sofferenze sul piano sia degli apprendimenti sia socio-emotivo e relazionale.
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