IO DONNA – Corriere della sera: “Figli geni e scuole impreparate”

Tuo figlio in classe non riesce a stare fermo, disturba i compagni e fa chiasso perché non sa come passare il tempo? Forse semplicemente si annoia: è un piccolo genio, e non lo sai. Il 5-7% della popolazione scolastica è composto da alunni ad alto potenziale: bambini e ragazzi che possono diventare una risorsa per gli altri, oltre che per se stessi, se ben gestiti. Eppure, sembra strano ma è così, non è facile, e spesso le grandi potenzialità si perdono, e le strade prese sono sbagliate.

[qui l’articolo online di Cristina Lacava]

A occuparsi di bambini plusdotati in Italia c’è un unico laboratorio di ricerca: si chiama LabTalento, ha sede nell’Università di Pavia e ha organizzato il VI Convegno internazionale Obiettivo inclusione. Didattica per bambini ad alto potenziale, che si svolgerà presso l’ateneo l’11 e 12 dicembre. “Facciamo formazione per gli insegnanti, perché spesso i bambini ad alto potenziale hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri, canalizzano in modo sbagliato le loro energie e finiscono per essere classificati come iperattivi, soprattutto i maschi, mentre le femmine più spesso si adattano” dice la professoressa Maria Assunta Zanetti, direttore di LabTalento.

Il dubbio è: come distinguere un piccolo genio da un ragazzino molto intelligente? “I bambini plusdotati imparano da soli. Hanno capacità linguistiche, logiche ed espressive precoci, imparano le lingue straniere senza l’aiuto degli adulti. La loro potenzialità non è in tutte le aree; più spesso in quella Stem, matematica” spiega Zanetti, che nel laboratorio fa anche valutazione dei bambini. Ma che farne di questi genietti in classe? “Devono fare attività adatte a loro, ma senza esagerare e soprattutto in un’ottica inclusiva. No ai salti di classe, no alle classi speciali. Serve una didattica flessibile, che permetta loro di fare da traino ai compagni. Perché quello che conta di più è il benessere emotivo del bambino, che non va stressato”.

Quindi, ai genitori che già all’asilo vedono il figlio ad Harvard, il consiglio è di andarci piano. Troppa pressione può far male, anche perché non si resta geni per tutta la vita, spesso le potenzialità si perdono per strada, con uno spreco di potenziale che potrebbe essere utile alla comunità. “L’insegnante dovrebbe organizzare attività per livello cognitivo. Se il bambino plusdotato ha già risolto l’esercizio dei compagni gliene si affida un altro più stimolante, un approfondimento, uno sviluppo che poi possa essere condiviso con i compagni. Così si attiva la motivazione. L’importante è stimolare, evitare che il bambino si annoi, che faccia un’attività costruttiva. Inoltre deve imparare ad autoregolarsi, a gestire tempie  spazi, e non è facile”.

Oggi 20 scuole sono in rete con LabTalento, che organizza il sabato a Pavia corsi di formazione gratuiti per i docenti. E altre hanno chiesto di entrare, per condividere le loro esperienze.